La Fontana del Moro in piazza Navona a Roma

La Fontana del Moro in piazza Navona a Roma

La Fontana del Moro in piazza Navona a Roma.
La Fontana del Moro è una delle fontane più conosciute di Roma e si trova in Piazza Navona, una delle piazze più celebri della città. La piazza è rinomata per la sua forma allungata e le tre fontane che la decorano.
La Fontana del Moro è situata sul lato meridionale della piazza e fu progettata da Giacomo della Porta nel 1575. Tuttavia, la statua centrale raffigurante un moro (cioè una figura africana) è stata aggiunta successivamente da Gian Lorenzo Bernini nel 1654.
La scultura del moro, a cui la fontana deve il suo nome, rappresenta un uomo barbuto seduto su uno scoglio, intento a lottare con un delfino. La figura del moro è stata creata da Gian Lorenzo Bernini e aggiunta alla fontana per sostituire la scultura originale di un satiro che si trova ora nei Musei Capitolini.
La Fontana del Moro è caratterizzata da una vasca in marmo, sostenuta da quattro delfini, e da quattro tritoni che emergono dall’acqua, ciascuno sostenendo un delfino. La fontana è una delle attrazioni principali di Piazza Navona e contribuisce al carattere artistico e storico di questo spazio pubblico.
È interessante notare che Piazza Navona stessa è costruita sul sito di uno stadio dell’antica Roma, noto come lo Stadio di Domiziano. La piazza è divenuta un luogo vivace e affollato, frequentato da turisti e residenti, e ospita spesso eventi culturali e fiere durante tutto l’anno.

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La Fontana del Moro in piazza Navona a Roma

Foto scattata con macchina Canon EOS RP e lente Canon RF 24-50.

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Ecco dove si trova la fontana:

Subito dopo il restauro dell’acquedotto dell’Aqua Virgo, terminato nel 1570, furono iniziati i lavori per una ramificazione sotterranea secondaria del condotto, in modo da raggiungere l’area dell’antico Campo Marzio, tra le zone più popolose di Roma, e venne di conseguenza progettata anche l’edificazione di un certo numero di fontane. Tra le prime furono commissionate da papa Gregorio XIII, nel 1574, a Giacomo Della Porta, le due poste alle estremità di piazza Navona, di cui la fontana del Moro è quella che si trova sul lato meridionale dello slargo.
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Un succulento Casatiello cucinato a bordo

Un succulento Casatiello cucinato a bordo

Un succulento Casatiello cucinato a bordo.
Il casatiello è un piatto tipico della tradizione culinaria italiana, in particolare della regione Campania. Si tratta di un pane arricchito con formaggio, salumi e uova, spesso preparato durante le festività pasquali.
Qualche tempo fa, lo Chef di bordo, ne aveva fatto preparare un paio per qualche occasione speciale.
Gli ingredienti principali del casatiello includono farina, lievito, formaggio (tipicamente pecorino o parmigiano), salumi come salame o pancetta, e uova. La preparazione prevede la creazione di un impasto per il pane che viene poi arricchito con formaggio grattugiato e cubetti di salumi. L’impasto è avvolto attorno a uova intere, simboleggianti la rinascita e la primavera, e viene quindi cotto in forno.
Il casatiello può avere diverse forme e dimensioni a seconda delle tradizioni locali. In alcuni casi, viene preparato come una sorta di treccia intorno alle uova, mentre in altre regioni può assumere una forma più rotonda. La crosta esterna è generalmente dorata e croccante, mentre l’interno risulta morbido grazie alla presenza di formaggio e uova.
Questa pietanza è molto apprezzata durante le festività pasquali, quando la cucina tradizionale italiana è spesso caratterizzata da piatti simbolici e ricchi di significato religioso. Il casatiello è spesso condiviso tra familiari e amici durante le celebrazioni pasquali, contribuendo a creare un’atmosfera festosa e conviviale.

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Un succulento Casatiello cucinato a bordo

Foto scattata con Honor 10.

Il casatiello, a differenza di prodotti analoghi come il tòrtano, è tipico della pasqua, dalla quale mutua la simbologia: le strisce di pane disposte a ingabbiare le uova semi-sommerse nell’impasto rappresentano la croce su cui morì Gesù mentre l’aspetto anulare è un richiamo alla ciclicità insita nella risurrezione pasquale.
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La focaccia barese, una specialità tutta italiana

La focaccia barese, una specialità tutta italiana

La focaccia barese, una specialità tutta italiana.
La focaccia barese è una specialità gastronomica tipica della città di Bari, in Puglia, Italia. Questo squisito pane piatto è una delizia culinaria apprezzata sia nella sua forma tradizionale che nelle variazioni che si sono sviluppate nel corso del tempo. La focaccia barese è particolarmente nota per la sua consistenza soffice e spugnosa, unita a un sapore ricco e aromatico.
La focaccia barese si basa su ingredienti di alta qualità. La farina utilizzata è spesso di tipo 0 o 00, mentre l’olio extravergine d’oliva è un elemento chiave che contribuisce al suo sapore unico.
L’impasto della focaccia barese è essenzialmente una combinazione di farina, acqua, lievito, sale e olio d’oliva. Questo viene lavorato per ottenere una consistenza morbida e elastica che conferisce alla focaccia la sua struttura leggera.
Un altro elemento cruciale è il processo di lievitazione, che può richiedere diverse ore. Questo passaggio è fondamentale per garantire che la focaccia diventi soffice e spugnosa.
La focaccia barese può essere arricchita con una varietà di condimenti tradizionali. Uno dei più comuni è la “pomodoro e olive”, che prevede l’uso di pomodori a pezzetti e olive nere o verdi. Alcuni aggiungono anche origano, sale grosso o cipolla.
La focaccia barese è generalmente cotta in forno a temperatura elevata. Il risultato finale è una crosta dorata e croccante che avvolge un cuore soffice.
Mentre la focaccia barese ha una ricetta di base, è importante notare che ci possono essere variazioni a livello regionale o persino familiare. Alcuni potrebbero preferire una focaccia più sottile, mentre altri potrebbero optare per una versione più spessa.
La focaccia barese è spesso consumata come spuntino, ma è altrettanto adatta a essere divisa e farcita per creare panini deliziosi. È una scelta popolare per un pasto veloce o da portare con sé durante una passeggiata per le affascinanti strade di Bari.

La focaccia barese è molto più di un semplice pane; è un’esperienza culinaria che cattura il cuore e il palato di chiunque la assapori. La sua tradizione e il suo sapore distintivo ne fanno uno dei tesori gastronomici della Puglia.
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La focaccia barese, una specialità tutta italiana

Foto scattate con Honor 20.

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La focaccia barese è un prodotto lievitato da forno tipico della Puglia. È diffusa specialmente nelle province di Bari, Barletta-Andria-Trani, Taranto, parte della provincia di Brindisi (Ostuni, Fasano, Ceglie Messapica e Cisternino), Gargano e in generale in provincia di Foggia, dove la si può trovare abitualmente nei panifici. Nel 2010 si è costituito il Consorzio Focaccia barese che ha iniziato l’iter per l’iscrizione della Focaccia di Bari nel registro europeo delle STG.
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La tomba di Michelangelo in Santa Croce a Firenze

La tomba di Michelangelo in Santa Croce a Firenze

La tomba di Michelangelo in Santa Croce a Firenze.
La città di Firenze, ricca di storia e cultura, custodisce al suo interno un tesoro d’arte e di significato: la tomba di Michelangelo Buonarroti situata nella basilica di Santa Croce. Questo luogo sacro, già residenza di illustri figure come Galileo Galilei e Niccolò Machiavelli, accoglie il grande maestro del Rinascimento italiano con una solennità e un rispetto che sono all’altezza della grandezza del suo contributo all’arte e alla cultura.
Michelangelo, nato nel 1475 e deceduto nel 1564, fu uno dei più grandi artisti della storia. La sua influenza si estese attraverso la scultura, la pittura e l’architettura, dando vita a opere iconiche come la statua di David e la Cappella Sistina. Dopo la sua morte, Firenze gli dedicò un’ultima dimora nella basilica di Santa Croce, un luogo già consacrato per le sue numerose tombe di personalità illustri.
La tomba di Michelangelo fu progettata da Giorgio Vasari, un altro grande artista e architetto del Rinascimento italiano. L’opera, completata nel 1578, combina elementi architettonici e scultorei in un tributo adeguato alla grandezza di Michelangelo. Il monumento si trova nella cappella di famiglia dei Buonarroti, posta sul lato sinistro della navata della basilica.
La tomba di Michelangelo è un esempio eloquente di arte funeraria rinascimentale. Al centro si trova una statua allegorica della Speranza, affiancata da statue rappresentanti l’Attività e la Filosofia. La figura di Michelangelo, realizzata dallo stesso Vasari, è collocata su un sarcofago sormontato da un ritratto del defunto, eseguito da Daniele da Volterra. L’insieme è caratterizzato da un senso di equilibrio e armonia, tipico dello stile rinascimentale.
Ogni elemento della tomba di Michelangelo è carico di simbolismo. La Speranza, con le ali spiegate, suggerisce l’immortalità dell’arte e la continuità della sua influenza nel tempo. Le statue laterali simboleggiano la dualità della vita di Michelangelo, tra il fervore creativo dell’artista e la profondità filosofica del suo pensiero.

La tomba di Michelangelo in Santa Croce è un capolavoro che unisce l’arte e la spiritualità. Ogni dettaglio, dal disegno architettonico alle sculture allegoriche, racconta la storia di un uomo che ha plasmato l’estetica del Rinascimento. Questo luogo sacro è una tappa imprescindibile per chiunque desideri immergersi nell’eredità artistica e culturale di Firenze, rendendo omaggio a uno dei geni che hanno reso questa città eternamente leggendaria.
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La tomba di Michelangelo in Santa Croce a Firenze

Foto scattata con macchina Canon EOS M100 e lente Canon EF-M 11-22.

Questo il sito ufficiale: santacroceopera.it.

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La tomba più famosa è forse quella di Michelangelo Buonarroti, tra il primo e il secondo altare della navata destra, progettata dal Vasari dopo che le spoglie del grande artista arrivarono a Firenze da Roma (1564). Sopra al sepolcro tre sculture rappresentano le personificazioni della Pittura (di Battista Lorenzi, autore anche del busto dell’artista) (1568 circa), della Scultura (di Valerio Cioli) e dell’Architettura (riattribuita a Battista Lorenzi, già riferita a Giovanni Bandini), rattristate per la scomparsa del grande maestro, ma tutto l’insieme del sepolcro è una commistione di pittura, scultura ed architettura. Gli affreschi che lo decorano sono di Giovan Battista Naldini.
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Le frittelle con la crema alla vaniglia, la ricetta

Le frittelle con la crema alla vaniglia, la ricetta

Le frittelle con la crema alla vaniglia, la ricetta.
Un piatto gustosissimo (e molto calorico) che, con un po’ di preparazione, farà sicuramente piacere a tutti i commensali.

Ingredienti

Per la crema:
– 500 ml di latte intero;
– 1 baccello di vaniglia (o 1 cucchiaino di estratto di vaniglia);
– 4 tuorli d’uovo;
– 150 g di zucchero;
– 50 g di farina;
– 30 g di burro.

Per le frittelle:
– 250 g di farina;
– 1 bustina di lievito per dolci;
– 1 pizzico di sale;
– 2 cucchiai di zucchero;
– 2 uova;
– 250 ml di latte;
– 1 cucchiaino di estratto di vaniglia;
– Olio per friggere;
– Zucchero a velo per spolverare (opzionale).

Preparazione

Per la crema:
In una pentola, riscalda il latte insieme ai semi estratti dal baccello di vaniglia (o aggiungi l’estratto di vaniglia). Porta il latte a ebollizione, poi spegni il fuoco e lascia riposare per alcuni minuti.
In una ciotola, sbatti i tuorli d’uovo con lo zucchero fino a ottenere un composto cremoso.
Aggiungi la farina al composto di tuorli d’uovo e mescola bene.
Versa il latte caldo a filo sul composto di uova e farina, mescolando continuamente per evitare la formazione di grumi.
Trasferisci il composto nella pentola e cuoci a fuoco medio-basso, mescolando costantemente con una frusta fino a quando la crema si addensa.
Quando la crema ha raggiunto la consistenza desiderata, aggiungi il burro e mescola fino a quando è completamente incorporato.
Rimuovi la crema dalla pentola e trasferiscila in una ciotola. Copri la superficie della crema con pellicola trasparente (a contatto con la crema) per evitare la formazione di una crosta. Lascia raffreddare.

Per le frittelle:
In una ciotola, mescola la farina, il lievito, il sale e lo zucchero.
In un’altra ciotola, sbatti le uova e aggiungi il latte e l’estratto di vaniglia. Mescola bene.
Versa gradualmente la miscela liquida nella miscela di ingredienti secchi, mescolando continuamente per evitare grumi.
Riscalda l’olio in una padella fonda a fuoco medio. Più olio c’è e più saranno tonde (con poco saranno molto basse). Assicurati che l’olio sia ben caldo ma non fumante.
Utilizza un cucchiaio o un mestolo per versare porzioni di impasto nella padella, formando delle frittelle rotonde. Puoi modellare leggermente l’impasto con il dorso del cucchiaio per renderle più uniformi.
Cuoci le frittelle fino a quando sono dorati su entrambi i lati, girandole con una spatola.
Scolale su carta assorbente per eliminare l’eccesso di olio.

A questo punto puoi versare abbondantemente la crema sulle frittelle e servirle ancora calde!

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La prospettiva del Bramante a Milano

La prospettiva del Bramante a Milano

La prospettiva del Bramante a Milano.
Il Rinascimento italiano ha lasciato un’eredità artistica che ancora oggi affascina e ispira. Uno degli esempi più straordinari di questa epoca è la prospettiva di Donato Bramante a Milano, un capolavoro architettonico che testimonia la genialità e l’innovazione di questo periodo d’oro.
Nel tardo XV secolo, Milano viveva sotto il dominio degli Sforza, una delle più potenti dinastie italiane. La corte degli Sforza era un importante centro culturale e artistico, attirando alcuni dei migliori talenti dell’epoca, tra cui Donato Bramante. Il Bramante, celebre per la sua influenza nell’architettura rinascimentale, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte, e la sua prospettiva a Milano è un esempio eloquente della sua genialità.
Il progetto di Bramante a Milano include la Chiesa di Santa Maria presso San Satiro, una piccola ma straordinaria chiesa situata nel cuore della città. La particolarità di questa chiesa risiede nella sua prospettiva illusionistica, ideata per risolvere un problema architettonico notevole.
La sfida principale per Bramante era la mancanza di spazio per costruire una navata completa. La soluzione del genio rinascimentale è stata quella di creare un finto coro profondo, apparentemente lungo e spazioso quanto una navata completa. Questo trucco prospettico ha coinvolto la creazione di una parete dipinta in modo tale da sembrare un’ampia estensione della chiesa.
L’inganno è così ben realizzato che gli spettatori, entrando nella chiesa, sono ingannati dall’illusione di uno spazio molto più grande di quello che in realtà esiste. La prospettiva del Bramante ha aperto nuove vie creative nell’architettura, dimostrando che l’arte poteva superare le limitazioni fisiche e creare mondi fantastici.
Oggi, la prospettiva del Bramante a Milano è un’attrazione turistica che continua a stupire i visitatori. La sua capacità di manipolare lo spazio e creare illusioni è una dimostrazione tangibile della potenza dell’ingegno umano. La chiesa di Santa Maria presso San Satiro è diventata un simbolo di come l’arte possa sfidare le convenzioni e spingere i confini dell’immaginazione.

La prospettiva del Bramante a Milano è un esempio straordinario di come l’arte e l’architettura possano collaborare per superare sfide pratiche e creare opere di bellezza senza tempo. Il genio di Donato Bramante ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte, e la sua prospettiva a Milano rimane una testimonianza della creatività senza limiti dell’epoca rinascimentale. In una Milano moderna, questa chiesa continua a ispirare e incantare, trasmettendo il messaggio intramontabile che l’arte può davvero cambiare la nostra percezione del mondo.

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La prospettiva del Bramante a Milano

Foto scattata con macchina Canon EOS M100 e lente Canon EF-M 11-22.

Il sito della Diocesi Ambrosiana: chiesadimilano.it/.

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Ecco dove si trova la chiesa:

Uno dei principali ostacoli alla realizzazione di un impianto monumentale era la mancanza di spazio per la realizzazione del coro, dal momento che lo spazio alle spalle del transetto era occupato dalla contrada del Falcone. Il problema fu brillantemente risolto dal Bramante mediante la realizzazione di rilievi e modanature in cotto successivamente dipinti a formare una fuga prospettica che simulasse in 97 centimetri di profondità uno spazio pari ai bracci del transetto di 9,7 metri ispirata ai precedenti studi dell’Incisione Prevedari, diventando il punto di forza dell’edificio.
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